4. LA CARTA E L'AMBIENTE

L'industria cartaria non può fare a meno, per la sua stessa natura, di una materia prima come le fibre di cellulosa o di fattori produttivi come l'energia e le risorse idriche.
Tutti questi elementi sono, più o meno direttamente, collegabili a problematiche di natura ambientale.
Gli operatori del settore, nel corso degli anni, ne hanno preso sempre più coscienza e si sono adoperati al fine di un'ottimizzazione e razionalizzazione nell'uso di queste importanti risorse. Dall'inizio degli anni '70 a oggi, ad esempio, il consumo di energia delle cartiere italiane è sceso del 40%, mentre la quantità di acqua utilizzata si è ridotta di oltre il 50%.

4.1 IL LEGNAME 

· Il legname utilizzato per produrre paste cartarie è composto quasi esclusivamente da legname di recupero o legname proveniente da apposite piantagioni: 
o scarti di altre produzioni quali segherie, fabbriche di imballaggi o mobili; o tronchi di piccola pezzatura, comunque non utilizzabili per lavorazioni qualitativamente superiori; o sottoprodotti della foresta, vale a dire alberi non adatti alla segagione, cime di piante più grandi, ecc.; o legname proveniente da piantagioni di alberi a rapida crescita (6-8 anni) messi a dimora proprio ad uso industriale. 
E' opportuno ricordare che le importantissime funzioni di scambio e di trasformazione (da anidride carbonica ad ossigeno) svolte dalle foreste giovani in accrescimento non sono nemmeno paragonabili a quelle di una foresta matura che, avendo rallentato il ciclo vitale, ha un rapporto di scambio (anidride carbonica-ossigeno) decisamente più limitato e tendente al pareggio tra l'ossigeno consumato e quello prodotto.
Buona parte del legname utilizzato dall'industria cartaria, come detto, proviene da foreste gestite con criteri che mirano a migliorarne la qualità e quantità, salvaguardando nel contempo la fertilità del suolo.
Alla base di una corretta gestione ci sono quindi tagli periodici, per rimuovere gli alberi maturi e creare spazio per la successiva generazione di alberi giovani.
I dati della FAO (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) dimostrano che il 56% del legname raccolto (ovvero 1,88 milioni di metri cubi) è utilizzato come legname da combustione.
Tale percentuale sale addirittura all'80% nei paesi in via di sviluppo ed è importante notare che la maggior parte del legname da combustione viene impiegato a fini domestici (per riscaldamento, cucinare, ecc.).
Sempre sulla base dei dati FAO, si stima che in totale l'industria cartaria utilizzi non più del 12-13% del legname mondiale.
Tuttavia, come è noto, non tutte le foreste del mondo vengono gestite con politiche di riforestazione corrette.
Il disboscamento suscita gravi preoccupazioni, soprattutto nelle aree tropicali dove, ogni anno, vengono distrutti fino a 20 milioni di ettari di foreste.
Si tratta essenzialmente di un processo legato alle società più arretrate che disboscano per le loro necessità (creare spazi per scopi agricoli, cucinare, riscaldarsi, ecc.).
Anche in queste latitudini del mondo si stanno però sviluppando sistemi di forestazione ciclica che permettono una elevatissima produzione per ettaro di specie arboree selezionate (quali l'eucaliptus) con elevata rotazione poliennale.
In tutto il mondo, meno dell'1% delle paste per carta viene prodotto con il legno proveniente dalle foreste tropicali ed è bene sottolineare che tali paste non vengono utilizzate in Europa.

4.1.1 LA PRODUZIONE DI PASTE PER CARTA

Sotto il profilo ambientale l'attenzione si è da tempo concentrata sul processo di imbianchimento delle paste, che consente alla carta di raggiungere il grado di bianco richiesto dal mercato sia per ragioni estetiche che tecniche (la riproduzione dei colori nel processo di stampa).
Fino a qualche anno fa l'agente di imbianchimento tradizionalmente più usato era il cloro.
La ricerca di imbiancanti con ridotto impatto ambientale è tuttora aperta, ma ha già consentito di individuare agenti di imbianchimento alternativi quali l'ozono e il perossido di idrogeno.
Un notevole miglioramento, a vantaggio dell'ambiente, è inoltre stato realizzato nei processi di trattamento dei reflui liquidi degli impianti di produzione di paste per carta.
Il frutto di queste ricerche sono due diversi tipi di paste per carta: ECF (Elemental Chlorine Free), prodotte senza utilizzare cloro elementare e TCF (Totally Chlorine Free), prodotte senza utilizzare cloro.
Le prime hanno raggiunto una discreta diffusione e stanno sempre più sostituendo le paste prodotte con cloro-gas. I volumi utilizzati delle seconde sono invece sempre piuttosto modesti forse anche a causa del maggior costo.
L'industria cartaria italiana, a causa della mancanza strutturale di risorse forestali interne, deve importare oltre 2,5 milioni di tonnellate all'anno di paste per carta. Queste importazioni provengono principalmente da aree di consolidata tradizione nell'industria forestale come il Nord America (Stati Uniti e Canada) e la Scandinavia, che offrono attualmente sostanziali garanzie sulla corretta utilizzazione delle loro risorse forestali e dei processi produttivi impiegati.

4.2 LA CARTA DA MACERO

I vantaggi derivanti dall'utilizzo di carta riciclata sono molteplici, e sono di natura sia ecologica che economica.
Il primo di tutti è sicuramente la riduzione del consumo di alberi per la produzione di paste per carta. Grazie infatti alla particolare proprietà della cellulosa di poter essere utilizzata più volte per produrre carta, è possibile sostituire, per quasi tutti i tipi di fabbricazioni, le fibre vergini di cellulosa, derivanti direttamente dagli alberi, con fibre riciclate derivanti dalla carta recuperata.
Ma utilizzando carta da macero ci sono anche altri importanti vantaggi come la riduzione dei consumi energetici ed idrici.
E' infatti stato calcolato che per certe tipologie di carta, ottenere la stessa quantità di prodotto finito partendo dal 100% di carta da macero, piuttosto che dall'albero, consente un considerevole risparmio del consumo d'acqua (fino all'80%) e del fabbisogno energetico (fino al 50%).
Un altro aspetto positivo, spesso sottovalutato, è quello di consentire una riduzione consistente dei quantitativi di materiale da inviare in discarica, con conseguente vantaggio per lo smaltimento dei rifiuti. Basti pensare che i materiali cellulosici rappresentano tra il 25 ed il 30% dei rifiuti solidi urbani e tale quota è crescente.
A questi vantaggi ne va aggiunto un altro tipico del nostro paese. L'Italia è, come detto, quasi totalmente dipendente dall'estero per gli approvvigionamenti di materia prima vergine (cellulosa ottenuta direttamente dagli alberi).
Un sempre maggiore ricorso alla carta da macero può quindi consentire l'eliminazione, o quanto meno la riduzione, di una causa di deficit della nostra bilancia commerciale.
Ad oggi, circa il 50% delle fibre utilizzate dall'industria cartaria italiana è rappresentato da carta riciclata, ma solo il 70% di queste sono raccolte in Italia, la parte rimanente sono infatti importate da altri paesi.
Il tasso di raccolta italiano (carta recuperata/carta prodotta) è infatti uno dei più bassi a livello europeo, circa il 30% contro quasi il 60% di paesi come la Germania.
Negli ultimi anni si sono registrati sensibili miglioramenti, ed anche gli interventi a livello legislativo sono andati nella direzione di favorire ed incoraggiare sempre più il recupero e l'utilizzo di carta riciclata, ma c'è ancora molto da fare, soprattutto per creare la giusta mentalità in ogni consumatore, vale a dire in ogni potenziale "recuperatore" di carta.
A questo punto è però doveroso ricordare che la lavorazione della carta da recupero comporta ogni volta una perdita di fibre del 20-25% circa, cioè la carta di recupero quando subisce un processo di lavorazione perde in caratteristiche di resistenze meccaniche, pertanto si può generalmente affermare che la stessa carta da macero può essere riutilizzata per circa 4 o 5 volte.
Stante questa situazione è ovvio che non sarà mai possibile eliminare completamente l'utilizzo di cellulosa vergine, pena un eccessivo svilimento qualitativo di tutta la carta prodotta.
Quello che però dovrebbe sicuramente essere fatto è un'ottimizzazione e razionalizzazione dei consumi dei prodotti in carta, riciclata e non, in base alla destinazione d'uso degli stessi.
Determinati prodotti, come ad esempio quelli usa e getta (carta igienica, fazzoletti da naso, strofinacci, ecc.), è uno spreco sia ambientale che economico realizzarli in cellulosa vergine piuttosto che in carta riciclata.
Ricordiamo infine che la produzione di carta riciclata non inquina purché le cartiere siano in possesso di attrezzature adeguate per il trattamento sia delle carte da macero che delle acque di scarico e dei residui di lavorazione.

4.3 LE EMISSIONI DEL PROCESSO PRODUTTIVO

In tutte le fasi del processo di produzione della carta sono presenti grandi quantità di acqua.
L'acqua scompare dal ciclo solo nell'ultima fase della fabbricazione, quando ormai il prodotto è finito.
In ogni cartiera la gestione di questa importante risorsa non può ignorare una regola essenziale: più acqua si immetterà nel sistema, più aumenterà l'investimento necessario per gli impianti di depurazione.
Per questo è stata rivolta una grande attenzione alla razionalizzazione dei consumi dell'acqua con un notevole sviluppo del riciclo delle acque di processo (c.d. chiusura dei cicli); ciò ha portato come conseguenza ad una sensibile riduzione nei consumi d'acqua.
L'utilizzo di acqua comporta lo scarico di un'elevata quantità di reflui liquidi contenenti anche particelle cellulosiche sospese.
Queste emissioni nel corso degli anni sono state drasticamente ridotte attraverso impianti di trattamento meccanico e biologico sempre più sofisticati e precisi, che consentono di depurare tutte le acque di processo separandole da tutti i residui solidi scartati durante la fabbricazione.
L'acqua depurata viene immessa nei corsi d'acqua circostanti la cartiera, mentre i residui solidi, c.d. fanghi di cartiera, composti fondamentalmente da piccole fibre di cellulosa e cariche minerali (sostanze minerali presenti nella cellulosa o nella carta da macero) possono essere utilizzati nella produzione di altre tipologie di carta (soprattutto cartone), nell'industria dei laterizi, nei cementifici, per opere di ripristino ambientale e copertura di discariche, nei conglomerati edilizi e per sottofondi stradali.
Nel caso poi in cui il processo preveda l'utilizzo di carta da macero avremo un'ulteriore scarto, c.d. scarto pulper, costituito da tutti i materiali grossolani che si trovavano insieme alla carta al momento in cui questa è giunta in cartiera.
Generalmente lo scarto pulper, che viene smaltito in discarica, rappresenta meno del 5% del totale della materia prima utilizzata.
Ad oggi, tutte le cartiere sono dotate di impianti di trattamento delle acque il cui dimensionamento è in stretta correlazione col tipo di carta prodotta e di materia prima utilizzata.
Il processo produttivo della carta richiede l'impiego di grandi quantità di energia. Il settore cartario però risulta, in Italia, essere anche il terzo settore industriale per autoproduzione.
L'autoproduzione in genere avviene con impianti di cogenerazione di energia elettrica e vapore, alimentati a gas metano.
L'energia elettrica è utilizzata per alimentare i macchinari e il vapore per asciugare la carta.
L'utilizzo del metano come combustibile, ormai sempre più diffuso in tutte le cartiere, consente di ridurre al minimo le emissioni di anidride solforosa nell'aria.
I fumi che fuoriescono dalle ciminiere delle cartiere (le c.d. fumane) più visibili in inverno, altro non sono che vapore rilasciato nell'atmosfera dopo esser stato utilizzato semplicemente per asciugare la carta.